Il social dreaming è una metodologia il cui compito è trasformare il pensiero del sogno attraverso le libere associazioni, l’amplificazione tematica, e il pensiero sistemico, per creare legami, trovare connessioni e liberare/generare nuovi pensieri.

Il Social Dreaming è frutto di un pensiero innovativo sviluppato da G. Lawrence negli anni ‘80 quando era direttore con Eric Miller del Tavistock Institute of Human Relations di Londra.
Lawrence, recuperando un sapere storico e antropologico, ipotizzò che fosse possibile considerare il sogno anche come manifestazione inconscia della realtà sociale in cui viviamo e che i sogni potessero illuminare il contesto sociale condiviso (così come Freud ipotizzò che i sogni, nel corso di un’analisi, possono illuminare la vita inconscia dell’individuo che li racconta).

Il Social Dreaming non è un’invenzione – secoli di condivisione dei sogni nella collettività lo testimoniano – ma una scoperta che, insieme alle ricerche sulle dinamiche gruppali, portò Lawrence a intuire che i sogni esplorati nel contesto dei molti – diverso da quello della diade psicoanalitica – avrebbero potuto rivelare significati sconosciuti e facilitare lo sviluppo del pensiero applicato a tematiche sociali, culturali, istituzionali.

Il SD rispose alla necessità di concepire un evento che non solo permettesse un’esperienza approfondita dei processi inconsci attivi nella vita di un gruppo, ma consentisse anche di attingere al suo nucleo creativo, partendo dall’ipotesi che l’inconscio e il conscio possano operare in tandem. Fu dunque una risposta sperimentale alla richiesta di sviluppare uno strumento capace di mobilitare il potenziale di un gruppo di accedere alla propria saggezza collettiva, infinita e sconosciuta, e di indirizzarla alla promozione del cambiamento.

Si focalizza sul sogno e non sul sognatore, ovvero sul sapere culturale dell’ambiente piuttosto che sul carattere individuale del sognatore. Fa sua la prospettiva della Sfinge – legata a problemi di conoscenza e di metodo scientifico – piuttosto che la prospettiva di Edipo – relata alla diade terapeutica.
Lawrence formulò l’ipotesi che tale processo sarebbe stato meglio sostenuto da un contenitore diverso dal “gruppo”, termine saturo di contenuti psicodinamici, presenti, ma non applicabili al funzionamento della matrice.

daniela monaci affiorare

Il SD avviene quindi nella “matrice”, contenitore che cattura gli echi dei pensieri che si trovano nello spazio dei molti-nella-mente, dove ciascuno di noi è connesso con l’ambiente sociale, culturale, naturale.

Nella matrice il pensiero dei sogni viene trasformato attraverso l’uso delle libere associazioni, l’amplificazione tematica e il pensiero sistemico, in modo da creare legami, trovare connessioni e liberare/generare nuovi pensieri.
La matrice è inoltre il “luogo” dove la vita cosciente della veglia rispecchia il mondo inconscio/infinito del lavoro del sogno che avviene nel sonno.
È un luogo dove “qualcosa può crescere”.

La matrice propone un contenitore nuovo per rivelare nuovi contenuti del sognare. La matrice è nello stesso tempo sia una forma che un processo. Come forma è rappresentata da un collettivo di persone, che esplorano i sogni, i loro contenuti e i possibili significati. Come processo, la matrice è il sistema, la rete di pensieri, emozioni, connessioni presente in ogni relazione, ma non sempre riconosciuto né preso in considerazione.

Concetti chiave

Le associazioni libere

furono scoperte da Freud nell’invitare i suoi pazienti a dire tutto ciò che passava loro per la mente senza censure, come modalità di accesso al pensiero inconscio.
Nel processo di abbandonarsi alle associazioni libere evocate dal racconto dei sogni, si scoprono percorsi che esulano dal pensiero razionale e lineare. Senza la necessità di dover giudicare quanto emerge nella propria mente, si può associare alle immagini di un sogno, e altre immagini potranno connettersi e poi altre ancora, nella ricerca di rivelare insieme i significati dei sogni.

L’amplificazione tematica

espande un pensiero, un’immagine, una frase.
I sognatori esercitano la propria immaginazione per esplorare un sogno, per inquadrarlo nel contesto culturale in cui è stato prodotto, per capirne il simbolismo; senza pensare che ci siano risposte giuste o sbagliate, un’idea porterà ad un’altra idea, un sogno ad un altro sogno nel processo di trasformare il pensiero, compito primario di una matrice.
L’amplificazione rispetta l’integrità del sogno.

 

Il pensiero sistemico

individua configurazioni che connettono i sogni tra loro, elementi simili dei sogni si raggruppano e identificano temi comuni. Il pensiero sistemico non cerca l’opzione migliore e vincente come farebbe il pensiero analitico, ma prende in considerazione tutte le opzioni per lasciare poi emergere una possibile sintesi, frutto di tutti gli elementi e qualcosa di diverso dalla somma degli elementi stessi. Somma che diventa poi la chiave della rivelazione di una realtà inaspettata e possibilmente di un vertice di osservazione nuovo.

Il setting

Nella matrice di SD le seggiole dei partecipanti vengono disposte a fiocco di neve o ad alveare, ovvero da un modulo geometrico iniziale di 4, 5, 6 sedie si sviluppa un pattern composto di multipli del primo modulo. Come se la prima cella/frattale di alveare fosse il mattone poi ripetuto per arrivare all’intera costruzione.

La disposizione spaziale riprende in un certo senso lo sviluppo del pensiero del sogno. Molto spesso il primo sogno raccontato in una matrice è il frattale intorno al quale si costruisce, o si dipana tutto il pensiero del sognare che segue.

Il metodo scientifico e le ipotesi di lavoro

Il lavoro della matrice porta ad avanzare ipotesi di lavoro, approssimazioni della realtà, così come viene percepita. Le ipotesi di lavoro possono collimare con l’evidenza o, all’evidenza dei fatti, risultare ridondanti, in qual caso bisogna avanzarne delle altre.

È il metodo scientifico attraverso cui si impara dall’esperienza.

Si verifica quando si raggiunge il limite della propria comprensione rispetto alla realtà in cui si vive e si riconosce il bisogno di formulare nuove ipotesi da cui partire.

Questo è particolarmente rilevante per ciò che riguarda contesti di lavoro, dove periodicamente si è costretti a verificare i limiti della pianificazione e della comprensione del mercato.
I tempi del cambiamento possono richiedere risposte più veloci di quanto un’azienda, o un’organizzazione, riesca a dare. In questi momenti è necessario poter accedere a quanto l’inconscio/infinito del sistema ha già registrato e alla sua creatività potenziale per formulare nuove ipotesi che rispondano più tempestivamente alle richieste del contesto e della realtà.

Applicazioni organizzative

Il Social dreaming è una metodologia in divenire i cui ambiti sono vari e in espansione. In Italia programmi di SD sono stati applicati all’interno di consulenze aziendali e di percorsi formativi: nelle istituzioni di pubblica amministrazione, negli ospedali, nelle università, nelle scuole e negli asili, in seminari interculturali, in ambito di ricerca sociale, in imprese commerciali ed associazioni no-profit, in organizzazioni che si occupano di immigrati e di rifugiati; in ambiti artistici e molto ancora.

social dreaming 2

Il Social Dreaming è uno strumento di indagine culturale. È materia di insegnamento nella facoltà di psicologia di tre università italiane (Roma, L’Aquila, Torino.) È divenuto parte di programmi di formazione e di Group Relations Conferences

Il social dreaming:

  • Fornisce un’analisi di clima accurata; rivela con molta chiarezza quali siano i pensieri e le preoccupazioni del sistema di appartenenza del collettivo che partecipa alla matrice
  • Favorisce la trasformazione della cultura di un collettivo/organizzazione
  • Favorisce un’interazione fluida e non gerarchica tra i partecipanti: si creano connessioni e conversazioni “significative”
  • Favorisce una cultura di non dipendenza, all’interno della quale si sviluppa sia la capacità di esercitare la propria autorità e di attenersi al ruolo, sia di lavorare in un collettivo
  • Favorisce la conoscenza e l’esercizio dell’autorità, verticale quanto orizzontale
  • Favorisce la capacità di tollerare il non sapere, per poter accedere a pensieri nuovi
  • È una chiave di accesso al potenziale creativo
  • Favorisce lo sviluppo del pensiero sistemico e complesso
  • Utilizzato con continuità porta al cambiamento, che a volte, per sua natura arriva in modo inaspettato e sorprendente

Vedi Bibliografia sezione Social dreaming.

Approfondimenti

The Practice of Social Dreaming: Guiding Principles

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Sogni in cerca di sognatori: ipotesi sulla storia e la teoria del Social Dreaming

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The Associative Unconscious

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Social Dreaming as Sustained Thinking

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